La cura dell’infanzia, della preadolescenza e dell’adolescenza è un impegno educativo importante e complesso. L’esperienza genitoriale non è mai semplice, per le inevitabili difficoltà che un genitore deve affrontare nella relazione con un figlio, dal momento in cui quest’ultimo intraprende il complicato viaggio alla scoperta del mondo. I servizi educativi rappresentano i contesti attraverso i quali i bambini e i ragazzi fanno il loro primo ingresso nell’ambiente scolastico; si tratta di quei luoghi in cui essi imparano a vivere insieme agli altri, condividendo gli spazi che abitano, apprendendone le regole e acquisendo competenze e strumenti necessari per partecipare alla realtà in cui si cresce. Si tratta di un processo segnato dal difficile compito di conoscere e comprendere il mondo sociale a cui si appartiene, un processo che comporta un’azione di sostegno verso i minori che non può essere affrontata nell’isolamento e nella contrapposizione tra le istituzioni educative che li seguono e li guidano lungo il percorso formativo.
Quando un bambino compie il suo ingresso nella scuola porta con sé le impronte lasciate dall’ambiente familiare e domestico che ha avuto modo di sperimentare fino a quel momento, poiché “prima della scuola c’è la casa”, il luogo dal quale si esce per entrare nel mondo e nel quale si torna dopo averlo esplorato. Progettare un percorso educativo per un bambino o un ragazzo significa quindi rapportarsi e confrontarsi con quelle che sono per lui le figure più significative: i genitori.
Gli stessi dettati costituzionali affermano – nell’articolo 30 – che i genitori hanno dovere e diritto di istruire ed educare i propri figli e che – proseguendo nell’articolo 31 – la Repubblica si impegna a sostenere la famiglia in questo incarico, con misure economiche e con altre provvidenze.
Il primato educativo è quindi attribuito alla famiglia, ma ciò non significa che i genitori debbano essere lasciati soli a svolgere un compito tanto delicato, soprattutto in un momento storico in cui rapidi cambiamenti stanno investendo il mondo contemporaneo a vari livelli (sociale, economico, demografico e culturale), mettendo ulteriormente in evidenza la necessità di costruire un forte legame tra le due principali agenzie educative, chiamate a procedere in sintonia per favorire la crescita degli individui e agevolare il percorso formativo delle nuove generazioni.
Diversi sono gli ostacoli alla serena cooperazione tra famiglia e scuola, tra cui una diffidenza reciproca, un atteggiamento di deresponsabilizzazione da parte della famiglia o di accusa nei confronti della scuola, la quale a sua volta tende spesso a non considerare i genitori come artefici di educazione, con particolari competenze, con cui interagire quindi su un piano di pari dignità. Esiste inoltre l’inclinazione a vedere la scuola come la sola istituzione in grado di tramandare quella che sarebbe la cultura considerata “ufficiale”, alla quale la famiglia dovrebbe adeguarsi, essendo così relegata inevitabilmente in una posizione secondaria. È essenziale però ricordare che uno degli obiettivi della scuola, probabilmente il più significativo, è quello di favorire la partecipazione, obiettivo che “si lega con la diffusa esigenza di radicare la scuola nel contesto umano sociale e civile in cui è situata, di coinvolgere istituzioni e famiglia, di diventare fattore di promozione sociale e civile della popolazione.
In quanto tale, la scuola della comunità è una conquista democratica atta a giovare all’educazione .
L’azione di sostegno alla Genitorialità si strutturerà in 92 ore in ogni scuola in 24 mesi e 92 ore aperta al territorio presso la Locanda di Emmaus.
Ogni incontro sarà di 4h.